Acqua-Trek sul Flumendosa con Valeria, Luca ed Enrico – 09 Agosto 2010
Un’altra estate è trascorsa e grazie alla geniale mente di Luca Sgualdini abbiamo ancora un’avventura da raccontare.
Questa volta Acqua-Trek. L’obiettivo era lasciare una macchina nei pressi del ponte di Villanovatulo, fare navetta fino a Seui – Villagrande e da li, tanto per cominciare, scendere il canyon di riu ‘e Forru, quindi percorrere il Flumendosa per 3/4 giorni sino al suddetto ponte e….. rientrare!!
Luca con la sua macchina, io ed Enrico con la nostra, siamo partiti dalle rispettive casette, rotta per Villanovatulo, poco più di una ora di viaggio e siamo giunti a destinazione, abbiamo parcheggiato la Clio e questa volta, tutti e tre sotto lo stesso tettuccio, ci siamo diretti verso Seui; li abbiamo incontrato Marcello Moi col quale ci siamo gustati un caffè, due piacevoli chiacchiere e finalmente, con la smania che cresceva, abbiamo raggiunto la vera meta, dove iniziava la prima parte della nostra impresa.
Per arrivare all’attacco del canyon, bisogna camminare circa 3 km; devo dire che sotto il sole d’Agosto a mezzogiorno questo piccolo tratto ci fa’ desiderare ardentemente l’acqua corrente, che finalmente raggiungiamo dopo circa 45 minuti di salita.
Nonostante il canyon si presenti carino, semplice ed agevole sono scivolata, scoprirò solo più tardi che questo piccolo incidente mi farà pagare lo scotto per tutto il percorso….e anche di più!!
Ultimato il canyon e giunti alla confluenza tra riu ‘e Forru ed il riu Calaresu decidiamo di risalire quest’ultimo verso monte per circa mezz’ora, verso le gole di Pirincanes. L’acqua cristallina e lo scenario suggestivo ci convincono che la scelta di aggiungere qualche metro al nostro percorso è stata un’idea brillante.
Ritornati sui nostri passi e raggiunta la macchina, lasciata alla confluenza tra il Calaresu ed il Flumendosa, ci siamo sbarazzati di tutta l’attrezzatura da corda, riempiti lo stomaco, organizzato gli zaini e finalmente abbiamo dato il via alla vera impresa: percorrere il nostro grande fiume a nuoto, in cammino e qualche volta anche strisciando!!
L’acqua è tanta, molto più del previsto, ma soprattutto calda e piena di vita, siamo felici come dei bambini, nonostante la pioggerella, sembra che per noi il sole continui a splendere.
Dopo circa 5 km ci fermiamo in una piccola spiaggia per fare campo, prepariamo il fuoco, “innaffiamo” la cena con un quarto di vino rosso diviso in tre e qualche goccio di acqua vite.
Vino e acqua vite! Nonostante la razione fosse misera, ci riempiamo la bocca, ne assaporiamo i sapori e tutto quanto ci appare come un vizio che decidiamo di concederci per tutte e due le notti.
Purtroppo le zanzare non mancano, ma questo ce lo aspettavamo, risolvo il problema con litri e litri di Autan; veleno per le zanzare e nocivo anche per noi umani se si esagera, ed ho esagerato!! Mi sono lasciata prendere la mano e quando ho deciso di irrorare il liquido velenifero anche lungo il perimetro dei sacchi a pelo non ho pensato che avrei dovuto farlo senza che nessuno ci fosse dentro, o per lo meno avrei potuto accertarmi che Enrico avesse la bocca chiusa…..non mi ha dato la buona notte!
Per trascorrere la notte sono bastati materassino, telo termico ed un sacco a pelo estivo; dormendo senza la tenda, durante la notte, abbiamo potuto ammirare il cielo, che limpido come non mai ci ha offerto una stellata abbagliante ed il buio, davvero, non sapevamo più cosa fosse.
Il giorno dopo ci alziamo e come delle apine operose, molto celermente, facciamo colazione e smontiamo il campo per apprestaci a continuare il nostro viaggio.
Le forme di vita che incontriamo sono tantissime: bisce di tutte le dimensioni, ranocchie, tinche, tartarughe, spugne, gamberi, patelle, etc, etc.
La vita sul Flumendosa si mostra abbondante anche lungo le sue sponde, infatti per ben due volte incontriamo un gruppo di tre mufloni, ed ancora falchi, germani, aironi e poiane.
E’ una giostra di colori, profumi e fiori mai visti; anche il percorso non è mai monotono, cambia spesso, il letto del fiume avvolte si ingola per poi allargarsi, le anse sono tante, per percorrerlo per lo più nuotiamo o comunque camminiamo nell’acqua.
Dopo otto ore di cammino e quasi 12 km percorsi ci fermiamo, ancora una volta, per la notte. Malauguratamente siamo andati più lenti del previsto e questo ci fa’ rivedere i nostri piani, temiamo purtroppo che non raggiungeremmo il nostro obiettivo (Villanovatulo).
Cena, grappa, Autan, stelle e nanna.
Un nuovo giorno, pronti per un’altra nuotata!
Ma anche se il mio spirito è allegro e brioso come una zanzara ballerina, il mio ginocchio non ne vuole sapere, mi fa’ male, tutto questo rappresenta un neo, che nonostante tutto non mi fa’ perdere d’animo e neppure lo slancio.
Nei punti in cui si cammina procedo con un bastone (trovato da Enrico), nuoto, in altri letteralmente striscio tra le rocce, così come farebbe una foca, non mi faccio mai prendere dallo sconforto, a parte un unico momento di panico quando abbiamo incrociato un toro che caricava nella nostra, anzi mia, direzione: grazie al cielo ha virato all’ultimo, altrimenti nessuno scatto felino mi avrebbe salvata.
Il fiume continua a divertirci ed a mutare, nuotiamo in pozze profonde, camminiamo attraverso dei canneti e saltelliamo per quanto possibile tra massi dalle forme più bizzarre; al terzo giorno la stanchezza si fa’ sentire, ormai lo sappiamo, arriveremmo solo al ponte di Gadoni, un altro giorno sarebbe troppo.
Quasi alla fine vediamo una strada che costeggia il fiume e su un monte, un traliccio: un pugno in un occhio, tracce umane delle quali, in questi giorni, non sentivamo assolutamente la mancanza.
Dopo quasi 30 km e tante ore di cammino ci appare, immenso e vicino, il ponte di Gadoni, lo raggiungiamo…..è fatta, siamo arrivati, ma la macchina è ancora lontana.
Grazie al cielo i cellulari hanno campo, chiamiamo Marcello Moi, gli chiediamo il favore di venirci a prendere e portarci alla macchina, ma lui fa’ di più, quando, alla fine del viaggio, insieme andiamo al bar per offrirgli da bere e sdebitarci dal grande favore, lui non ce l’ha permesso, e ancora una volta siamo stati suoi ospiti…. Troveremo il modo di sdebitarci?
Raggiunta la macchina a tarda notte non ce la sentiamo proprio di rientrare a casa, per cui decidiamo, di comune accordo, di dormire in montagna e stare ancora una notte insieme.
Nonostante l’obiettivo fosse di arrivare fino a Villanovatulo, sento di essere andata ben oltre ed aver raggiunto una meta anche migliore: staccare la spina, sentirci avvolti da una natura meravigliosa, in compagnia di amici che condividono e spesso insegnano con la leggerezza di un dono e non con la prepotenza di un saccente. Non saprei se questa sarà un’esperienza ripetibile, so che ce ne saranno delle altre altrettanto belle, è quasi scontato quando attorno hai amici e natura fuori dal comune….. spero solo di non ricadere… beh quello si, si può migliorare!! 🙂
Di Valeria Dessì.
Foto di Luca Sgualdini