Su Bentu….Su Bentu…..Su Bentu….Per 2 anni questo nome è rimasto solo ed esclusivamente un semplice nome. Più di una volta ho perso l’occasione per vedere cosa rappresentasse quel nome, avevo una vaga idea di cosa ci fosse dentro quella montagna ma non ero mai riuscito a vedere con i miei occhi le meraviglie di quella grotta.
Venerdì 7 dicembre 2007 ore 9.30:
un bel respiro chiudo gli occhi, il click del piezo, l’acetilene scalda le fredde pareti dell’ingresso ed entro nella grotta che forse ho più desiderato.
Primo vento: freddo pungente, armo della catena (credevo fosse peggio), si scende veloci…il gruppo è ben affiatato: c’è silvano ormai un’ abituè di Su Bentu poi c’è Enrico vecchia gloria dell’usc, Valeria ed infine Luca reduce dal Perù e voglioso di grotta e buio forse più di noi.
Secondo vento: fangoso e stretto.
il Caos: credevo fosse più lontano dall’ingresso e soprattutto fosse un ambiente enorme..va bhè pazienza; mi allongio al cavo dei traversi e via verso i laghi ed il momento in cui c’infileremo le mute. Sui traversi siamo veloci..ad un certo punto tutti fermi: li sento ragionare su qualcosa di pericoloso; non me ne curo: non ho voglia di perdere tempo, sono impaziente di arrivare alla grande frana li supero tutti e subito mi trovo in un passaggio un po’ esposto. Passo la longe, opposizione, piede sull’altra parete poi… l’appiglio cede volo verso il basso il cavo si tende e frusta il viso di Valeria la mia longe mi blocca dopo circa un metro di volo (avevo quella lunga). Mi giro verso i miei compagni hanno tutti gli occhi sgranati di chi si è appena cagato dalla paura… io continuo a non capire, esclamo:”visto!? Non era poi cosi difficile!!”. Mi riprendo un poco, mi levo dal vuoto e continuo ad andare avanti, intanto gli altri cercano di fare una catena di longe e maniglie per passare in sicurezza quel punto…bhò va bhè mi corico un po’ e sonnecchio nell’attesa. Dopo poco siamo tutti dall’altra parte ed iniziamo ad avanzare di nuovo spediti, un altro po’ di traversi ed infine finalmente si scende.
I laghi..nell’ultimo tratto Enrico e Valeria ritardano un poco ma dopo una piccola attesa siamo tutti davanti al primo lago. Indossiamo la muta, ci oliamo per bene tanto che sembriamo dei culturisti ad una gara di body building. Ci immergiamo nell’acqua, credevo fosse più fredda..si sta bene pure con la mia muta larga, iniziamo a nuotare..primo lago: piccolo e poco profondo..il secondo lungo, lunghissimo non so per quanto tempo abbiamo nuotato ma è stato incredibile sembrava di essere alla Donini solo che con l’acqua un po’ più calda, bello, bello, bello. Arriviamo alla fine dei laghi risaliamo da una grande marmitta perfettamente circolare e poi Su Bentu ci fa vedere qualcosa di unico: una condotta enorme, con dune di sabbia, cosi grande che viene da correre a perdi fiato. Ci fermiamo per mangiare qualcosa e scarburare… mezz’oretta di pausa..ottimo momento per tirare fuori una bella birra fresca che fa brillare gli occhi di tutti!!!!!
Chiudiamo i sacchi e ripartiamo..Silvano e Luca partono in quinta e dopo poco non li vedo più dietro di me Enrico e Valeria avanzano lenti..troppo lenti, ho paura che dovremmo fare dietro front; aumento il passo, raggiungo i primi due gli dico di aspettare lì dove sono e torno indietro e da Enry e Vale.
Vale è stanca (essere arrivata fin là dopo anni di inattività speleo non è da tutti!!! Bravissima!!!!!) si fa il punto della situazione: noi tre decidiamo di continuare per altre due orette mentre Enrico e Valeria sarebbe tornati indietro piano piano. Penso dentro di me che adesso sarà una corsa contro il tempo abbiamo 2 ore per vedere il più possibile.. mi metto davanti e do il passo iniziamo a correre sul letto di un fiume immenso a destra e a sinistra concrezioni uniche e bellissime sotto i piedi il fiume nel suo antico scorrere ha scavato e plasmato la roccia creando: vaschette, laghetti, concrezioni a semi luna incredibilmente belle.. E’ cosi difficile immaginarsi un onda di piena in luoghi cosi belli e delicati immaginare l’acqua devastante delle piene, potente ed impetuosa poter poi creare oggetti cosi belli e preziosi quando scorre placida e lenta.. ad un certo punto il fiume devia a destra passaggio basso e camminiamo in frana l’acqua non bagna più i nostri scarponi ma i piedi sprofondano in enormi dune di sabbia a tratti fine a tratti grossa..Silvano ci fa leggere la grotta con gli occhi del geologo, ci fa notare particolari che mai avremmo notato.. continuiamo a “correre” lungo questa enorme condotta risalendo e scendendo dune di sabbia, ad un certo punto finisce tutto!!
Prosecuzioni a destra non c’è ne sono più la condotta termina in un lago, ci sediamo sulla riva.. Silvano ci dice:”ascoltate….”.
Un Fischio altalenante…c’era una fessura da qualche parte tra la volta e l’acqua in cui l’aria vibrava..incredibile, questa grotta non finisce di stupirmi. Decidiamo di attraversare il lago circolare per scoprire da dove venisse il suono, tanto abbiamo le mute!! Ci immergiamo, nuotiamo, dopo una piccola risalita, scendiamo in un cunicolo che finisce in una piccola pozza d’acqua la superficie era increspata da delle ondine..ecco da dove veniva quel fischio qui il passaggio è sifonato, si torna indietro.
Abbiamo ancora 40 minuti di tempo prima di dover rientrare non vogliamo arrenderci sentiamo che la grande frana ci aspetta;
Ci dividiamo, ognuno si infila ed arrampica ovunque ma nessuna prosecuzione ci attira come quel sifone. Provo a risalire su di una parete da dove pende una corda doppia..è un pò pericoloso: cade acqua dal soffitto tira una forte corrente d’aria fredda da là su e c’è troppa frana, ogni appiglio me lo ritrovo in mano. Decido di scendere, non voglio farmi male e magari perdere anche questo campo di fine corso!
Un po’ affranti decidiamo di tornare indietro siamo ben oltre le 2 ore che ci siamo dati per il rientro. Rifacciamo a ritroso la strada, ripassiamo sotto le bellissime concrezioni, le canne d’organo le vaschette ed i laghetti, le vele nere. Arriviamo ai laghi ed iniziamo a nuotare…nessuno parlava fino ai laghi, siamo rimasti in silenzio, delusi e felici, per non so quanto tempo.
Arriviamo alla fine della nostra nuotata ipogea ritrovando i restanti compagni di viaggio Valeria è rimasta senza suole, hanno deciso di suicidarsi all’inizio della via del ritorno,Enrico gliele ha sistemate alla bella e meglio con qualche elastico ricavato da una camera d’aria ma la progressione è lenta e faticosa.
Li lasciamo andare avanti;
noi riposiamo un po’ ci mettiamo il sottotuta caldo ed asciutto.. bellissima sensazione dopo aver passato ore dentro una muta bagnata. Mangiamo qualcosa, Silvano ci mostra come è possibile mangiare 7 scatolette di carne montana una dietro l’altra..qualche cazzata e poi ripartiamo. Raggiungiamo presto Enrico e Valeria, attraversiamo i traversi mentre raccontiamo cosa abbiamo visto. Presto arriviamo al punto in cui sono volato.. Mi dicono di guardare bene il cavo ed esclamo:” Cazzo sono volato proprio nel punto in cui il cavo è lesionato ed i capi dei due cavi distinti sono tenuti da due morsetti!!!!”. Poi per sdrammatizzare ho aggiunto:“ và bhè mi sarei fatto male ma non sarei mica morto, vedete!? Mi sarei fermato su quella cengia li! (5 metri sotto) ”; Tutti mi guardano con fare perplesso e non hanno tutti i torti. Finiamo i traversi, sono stanco, inizio a sentire le 12 ore di grotta.
Arriviamo al caos: non vedo l’ora di aprire le birre che ci aspettano in macchina. Qualcuno avanza l’idea di riposare al caos ma mentre terminava la frase noi stavamo già infilandoci nel secondo vento. Il cielo stellato ed un vento fortissimo che sferza sovana, creando rumori surreali tutto attorno, ci accolgono all’uscita della grotta.
Alla macchina ci attendono due bionde pronte a baciare le nostre labbra infangate.. più tardi al rifugio degli olianesi riempito dal resto della ciurma uschina ci riempiremo la pancia con tanta carne e vino.
E’ incredibile come ci basti cosi poco per essere felici.
Termino questa “relazione” con una citazione (forse l’unica parte scritta bene :-P) :
”Anche se la frontiera da immaginare è diventata per non pochi un condominio da amministrare, la profonda inutilità del mondo sotterraneo alla fine sì beffa dei suoi venditori, il buio vince la società dell’immagine, il tempo il ricorso di chi ha preteso di seminare regole e leggi. Le nostre vittorie e le nostre tragedie sono sempre figlie del verbo essere, la nostra strada continua imprevedibile tra misteri ed intuizioni. Un giorno, se vi troverete casualmente a nuotare in alto mare, potrebbe diventare anche la vostra”.