Di Enrico Seddone (USC) e Daniele Maugeri (GSAGS)
Ormai è qualche mese che parliamo di riprendere le esplorazioni in questa grotta, immaginando cosa ci possa essere oltre il sifone terminale esplorato da Leo Fancello nel 1992, esplorazione che ha confermato la presenza di gallerie aeree oltre il tratto sommerso, prosecuzioni che da oltre vent’anni attendono di essere percorse.
La grotta, chiusa da un cancello, non è accessibile; il comune di Nuxis, che capta le acque sotterranee per approvvigionare metà del paese, regolamenta l’accesso alla cavità.
Ottenere l’autorizzazione necessaria per accedere alla grotta non era certo l’ostacolo principale, trovare degli speleosub che avessero voglia di superare il sifone terminale per esplorare e documentare le probabili prosecuzioni quello si che era il problema da affrontare.
Ne io ne Daniele Maugeri del GSAGS ci siamo fatti corteggiare, appena saputo di poter partecipare ad un esplorazione speleosubacquea abbiamo immediatamente dato piena disponibilità a Roberto Curreli, dello speleo Club Nuxis, che tempo qualche settimana ci ha contattato comunicandoci di aver ottenuto l’autorizzazione comunale necessaria e le chiavi dell’ingresso.
Ci accordiamo per un esplorazione notturna, vogliamo evitare inutili polemiche che potrebbero nascere con eventuali curiosi. Autorizzazione comunale a parte non tutti gradiscono che un gruppo di speleologi possa sguazzare nell’acqua che uscirà poi dai rubinetti di casa loro.
Per evitare di sovraffollare la cavità decidiamo di entrare in pochi, solo le persone necessarie ad effettuare il trasporto delle attrezzature per l’immersione e la campagna acquisti per reclutare speleo-sherpa non sarà difficile, il sifone è breve e poco profondo, l’attrezzatura necessaria non sarà molta.
Dello Speleo Club Nuxis parteciperanno in una decina, dell’USC saremo in cinque ed in tre del GSAGS.
La data per l’esplorazione viene finalmente fissata per venerdì 19 Settembre; nonostante qualche piovasco durante la settimana le previsioni sono buone e la portata del fiume sotterraneo non sembra aver subito variazione… è confermato si va’.
L’appuntamento per i Cagliaritani è alle 18:30 da MediaWorld, anche se stanchi da una giornata (e settimana) di lavoro arriviamo, sorprendentemente, tutti puntuali.
Io, Nicola, Silvia, Gianlusc e Rambo (Luca N.d.R.) ci incontriamo con Daniele, Riele e Guido, il tempo di smistare persone e bagagli in due auto e partiamo alla volta di Nuxis.
Quarantacinque minuti di viaggio sono sufficienti per arrivare a destinazione, incontriamo Alessandro e Roberto al distributore del paese e da lì ci spostiamo a casa di Roberto, dove attendono gli altri soci del gruppo di Nuxis.
La grotta dista ormai davvero poco, in meno di cinque minuti siamo parcheggiati nel piazzale sotto l’ingresso, l’avvicinamento alla grotta è quasi zero, bene.
Scarichiamo dalle auto i sacchi che dovranno transitare lungo la grotta sino al sifone, tre sacchi a testa per subacqueo più uno zaino con il canotto; Daniele piazza un telone sull’asfalto ed iniziamo subito a cambiarci, in meno di dieci minuti siamo pronti; sacco in spalla e ci avviamo verso il cancello, oggi per noi aperto.
In fila, alle scalette che dal cancello portano al primo stretto tratto di diaclasi, siamo parecchi, forse qualcuno in più di quanto preventivato, ma la possibilità di poter accedere ad una grotta chiusa da anni ha risvegliato l’animo speleologico di tanti, è giusto così: “è la passione che ci spinge… e alla passione non si comanda”.
La grotta è bella, passaggi stretti e l’acqua non agevolano il percorso dei meno esperti ma la soddisfazione di arrivare al primo lago o addirittura al sifone terminale valgono lo sforzo.
Dopo qualche minuto di rodaggio organizziamo un efficace passamano ed i sacchi raggiungono la riva del primo laghetto, gli spazi non sono certo comodi e mentre viene gonfiato il canotto, Guido, appollaiato su dei massi, indossa la muta stagna, nel mentre io e Daniele, una volta tolti gli “abiti asciutti”, ci mettiamo le mute direttamente a mollo nel fiume, che fortunatamente non è gelido come ci aspettavamo.
Guido, con la stagna, affiancato da Daniele e dal sottoscritto, traghetta oltre i due laghetti sacchi e speleologi , tutti arrivano a destinazione più o meno asciutti alla riva del secondo laghetto, da qui percorriamo l’ultimo tratto di diaclasi che ci porta finalmente al sifone.
Strettoie, canotto, laghi e opposizioni acrobatiche per non bagnarsi (e gelarsi poi nell’attesa dei sub) rallentano la progressione.
Siamo entrati in grotta circa alle 21:00, arriviamo al sifone che ormai sono scoccate le 23:00, è più tardi del previsto ma ci badiamo poco, sapevamo che la giornata sarebbe stata lunga.
L’acqua del sifone è cristallina, la sagola che Leo ha steso da ben ventidue anni è ancora li, tutto considerato in buone condizioni, m’immergo parzialmente per dare uno sguardo alla sagola ed al sifone, l’acqua s’intorbidisce subito, ma dopo qualche minuto lo scorrimento porta via il torbido….
Arrivano anche Daniele e pian piano tutti i sacchi, stendiamo un telo sulla spiaggetta e iniziamo ad assemblare l’attrezzatura, visto e considerato che lunghezza e profondità del sifone sono note, otto metri di profondità per quaranta di sviluppo, abbiamo potuto predisporre una configurazione essenziale, bombole piccole (7+7 per Daniele e 4+4 per me) infilate in un sacco speleo senza GAV;
In pochi minuti siamo pronti, decidiamo di seguire la sagola di Leo e di posizionare una sagola nuova solo in caso la vecchia fosse danneggiata o troppo logora.
Pianifichiamo di star via massimo un’ora e mezzo, sono le 23:45 salutiamo tutti e ci immergiamo.
Vado io per primo e Daniele segue poco lontano, l’acqua è trasparente e la visibilità perfetta almeno sino alla parte più profonda, a circa 30 m dalla partenza;
le bolle che espiriamo risalgono verso la superficie oltre il sifone e fanno precipitare il fango depositato sul soffitto intorbidendo leggermente il percorso davanti a noi, poco male, la sagola è in buone condizioni, la seguiamo ancora per pochi secondi e siamo in superficie, dall’altra parte;
Il computer non ha registrato l’immersione, è durata meno di un minuto…….
Gli ambienti che ci accolgono alla riemersione sono in tutto e per tutto simili agli ambienti pre-immersione, vista dal sifone la diaclasi sembra biforcarsi un due gallerie una orizzontale ed una pseudo-verticale, ma svestita l’attrezzatura e percorsi pochi passi ci rendiamo subito conto che si trattava di un semplice restringimento e nulla più, poco più avanti una grossa colata ingombra quasi totalmente la galleria, l’unico passaggio è sul fondo della diaclasi, abbastanza stretto ma percorribile, oltre questa breve strettoia il buio, l’inesplorato…….
Procediamo cauti, camminiamo su massi poco stabili e poco solidi, da qui in poi la roccia non è compatta come nei tratti precedenti, ma, in qualche maniera alterata, si sbriciola letteralmente sotto i nostri piedi e tra le nostre dita.
La parte alta della galleria, con il soffitto circa 5/6 metri sopra la nostra testa, è ricca di speleotemi, eccentriche e cannule abbondano.
Percorriamo una decina di metri ed arriviamo ad una altro lago, a tratti profondo ed di li a poco, a circa 45m dal primo sifone, la parte aerea percorribile termina, siamo arrivati al secondo sifone, la diaclasi nella parte alta stringe e chiude inesorabilmente, l’unica prosecuzione è quella subacquea.
Siamo via da 25 minuti, il tempo pianificato non ci basterebbe per portare tutto il materiale sino al secondo sifone, percorrerne quanto possibile, riemergere e rilevare quanto esplorato… abbiamo bisogno di altro tempo almeno altre due ore, considerate le esigue dimensioni del primo sifone decidiamo di avvisare i nostri compagni e di verificare se sono disponibili ad aspettarci oltre a quello che era l’orario inizialmente prestabilito.
In meno di 10’ Daniele ripercorre il tratto allagato, ottiene 2 ore di tempo extra e torna indietro.
Ripercorriamo gli ambienti che separano i due sifoni, traghettando bombole, sagolatori e il resto del materiale oltre la strettoia e lungo la diaclasi appena esplorata, l’accesso al secondo sifone non è tra i più comodi quindi cerchiamo nel lago che lo precede se si trova una via subacquea più comoda, purtroppo dopo il nostro precedente passaggio l’acqua è divenuta eccessivamente torbida e non riusciamo ad individuare un passaggio.
La visibilità all’imboccatura del sifone non è migliore, per fortuna quando ci siamo affacciati la prima volta con l’acqua ancora pulita abbiamo visto chiaramente dove proseguiva, fissata la sagola scavalco un diaframma di roccia e mi infilo in un passaggio largo circa un metro oltre il quale si accede alla parte allagata della diaclasi, percorribile più comodamente;
a circa due metri di profondità la visibilità sembra migliorare, la galleria scende obliqua sulla mia destra ed il paesaggio ricorda per certi versi quanto ci stiamo lasciando alle spalle, massi incastrati qua e là in una diaclasi di larghezza variabile tra uno e due metri.
Per velocizzare l’esplorazione come già altre volte ci siamo divisi i compiti, io avrei steso la sagola, Daniele avrebbe provveduto a frazionarla, fissandola con gli elastici per prevenire lesioni e logorii, ma un buon piano non sempre è attuabile, la visibilità in immersione passava a zero in pochi secondi, le bolle espirate smuovevano il sedimento sulle pareti e sul soffitto facendo precipitare fango e pietrisco, Daniele con tutta quella sospensione non poteva vedere dove legare la sagola.
Non che io avessi compito più semplice, per evitare il torbido, quando individuavo un punto dove legare il filo d’Arianna ero costretto a trattenere il fiato, evitando così che le bolle innescassero la pioggia di detriti, guadagnando qualche secondo in più per vedere meglio dove mettere le mani. Il più delle volte, nel tentativo di legare la sagola ad un pezzo di roccia, questa letteralmente mi si sbriciolava tra le dita.
Dopo aver percorso circa 30 m ad una profondità massima di 6 m in questo “paradiso della speleosubacquea” ho preferito legare la sagola, tagliare e fare marcia indietro. Percorso qualche metro un bagliore mi rivela la presenza di Daniele, lui vede le mie luci e capisce, dietro front, seguo la sagola senza vedere ad un palmo dal naso e in pochi minuti siamo entrambi fuori. Daniele mi conferma che stando dietro non si vedeva nulla e gli racconto che la galleria continuava a scendere ma che a mio avviso il rischio che l’aria espirata potesse smuovere un masso incastrato sopra le nostre teste era fin troppo reale. La mia sete di conoscenza si placa velocemente in queste condizioni.
L’impressione generale avuta percorrendo il tratto aereo ed il primo tratto del secondo sifone è che la diaclasi punti verso il basso in maniera decisa e che quanto resta da esplorare della grotta sia allagato o per lo meno che il secondo sifone non sia breve come il precedente.
Riportiamo tutto l’equipaggiamento sino al primo sifone e prendiamo l’attrezzatura da rilievo e la macchina fotografica. Percorriamo nuovamente, per la sesta volta in meno di 2 ore, le nuove gallerie; ed in mezz’ora rileviamo e scattiamo qualche foto. Per gli scienziati della terra (Geologi N.d.R.) preleviamo anche un campione di roccia.
E’ ora di tornare indietro e indossata velocemente l’attrezzatura ripercorriamo il tratto sommerso, la visibilità è ormai scesa a zero anche nel primo sifone e per maggior sicurezza riteniamo opportuno affiancare una nuova sagola a quella vecchia.
E’ l’una di notte, ci spogliamo, smontiamo l’attrezzatura e la impacchettiamo nei sacchi mentre facciamo ai presenti un riassunto di quanto fatto “on the other side”.
Ad aspettarci, avvolti nei teli termici, sono rimasti in sette, gli altri sono usciti, aveva poco senso rimanere a prender freddo; per portare fuori gli zaini hanno calcolato che bastavano undici speleo, i due che mancano torneranno alle 01:30 al primo laghetto, dove non si sono fatti attendere. Nel mentre che ci cambiamo per tornare agli “abiti speleo” la lunga marcia dei sacchi ha inizio… ormai esperti della grotta e del passamano in poco più di mezz’ora siamo fuori.
Sono da poco passate le due, mentre ci togliamo le tute speleo, raccontiamo a chi aspettava fuori la nostra esplorazione.
Chi è uscito “presto” non è certo rimasto con le mani in mano, a casa di Roberto la tavola è già abbondantemente imbandita così alle 2:30 ci sediamo per cenare e tra un racconto ed una bevuta, una bevuta ed un racconto non riusciamo ad andarcene prima delle 04:00.
Un abbraccio a tutti e siamo in viaggio verso casa, verso un letto che da tanto non era così desiderato.
Sono quasi le sei quando, dopo ventiquattr’ore di veglia,…….si va a nanna.