È arrivato il caldo e sto iniziando a pensare a qualche grotta lunga in cui stare per un po’ di tempo e godere del fresco che questa può regalare. Ma anche un qualcosa di non troppo “tecnico” che permetta ai più di potervi accedere; trovata: Su Bentu.
La mia idea è quella di arrivare alla grandissima Frana, passando per i traversi, portandosi dietro le mute. In principio l’adesione era alta. Ma poi vari contrattempi hanno decimato i partecipanti, siamo rimasti io, Giuma, Philip, Silvano e Luca. Appuntamento alle ore 15:00 in sede. Tutti in orario, ma il caro amico Sergio si è dimenticato di avvisare Silvano che gli sarebbe servito un sacco a pelo e la muta, perciò abbiamo perso tempo perché è dovuto tornare a casa a prendere tutto il necessario.
Come se non bastasse Giuma ha riesumato una vecchia fotocamera a rullino che funziona con delle batterie ormai fuori produzione, e vai con altro tempo speso nella ricerca di questa batteria.
Unieuro era sprovvisto di tale reperto o meglio quello che ci proponeva non era economico e non ci dava la certezza potesse funzionare. Usciti dal negozio siamo partiti in direzione Abbasanta e nel rifornitore abbiamo trovato questa famosissima pila. Ma … non avevano rullini. Scaduti. Ormai la batteria era stata acquistata, dovevamo per forza recuperare un rullino, vai a Nuoro. Ingresso della città, centro commerciale: . Giuma entra nell’ipermercato … Che bello!!!, il nostro eroe torna vincitore. Due rullini, li vendono solo accoppiati, e in più arriva con dei gelati.
Ripartiamo in direzione Oliena, punto di incontro con Silvano e Philip, arriviamo all’ Heniken ma dei due amici nessuna traccia. Sentiti telefonicamente ci rendiamo conto che sono finiti ad Orgosolo, hanno cannato un bivio. Lungo il bordo della strada, mentre il tempo trascorreva senza pietà, si ipotizzavano dei cambiamenti al “piano di volo”, i programmi si stavano un po’ stravolgendo.
Saltiamo, nella descrizione, i vari tempi morti e arriviamo direttamente all’ingresso in grotta. Finisco di armare la calata al primo vento alle ore 21:30. La mia testolina aveva pensato l’ingresso intorno alle 18:30. Leggero ritardo, ma non ci ha spaventato. Rimaniamo con il piano originario. Mollare i sacchi a pelo alla partenza dei traversi e procedere con a seguito mute, teli termici, materassino e cibo, (eventualmente avremo potuto fare un bivacco prima di riprendere la via del rientro).
Giunti ai traversi infiliamo i sacchi letto dentro una busta e prendiamo la via dei rami alti. Piccolo problema, avanza un sacco speleo. Me lo carico io, procedo per tutti i traversi con un “bambino” appeso al baricentrico. Il mio abbigliamento non mi consente lunghe attese per aspettare il resto del gruppo e quindi procedo a velocità costante restando sempre in contatto visivo e a voce. Piccola parentesi sul mio abbigliamento, sono entrato con dei pantaloni in cotone e una maglia in lycra, più una felpa leggera nel caso avessi dovuto stare fermo per più di 5-10 minuti. Arriviamo alla fine dei traversi, piazzo la corda e scendo, mi seguono tutti e arriviamo ai laghi sotto la risalita per i rami nuovi. Decidiamo se continuare, riposare e ripartire, sin dove arrivare dato che il tempo era comunque trascorso. Luca si rende conto che lui non ce la può fare, troppo fuori allenamento e preferisce non rischiare, rimarrà li ad aspettare, la scelta ricade su noi quattro.
Alla fine la cosa più saggia è continuare e darci un punto di non ritorno. Decidiamo un orario, a quell’ora si torna indietro, dove arriviamo, arriviamo. Ci cambiamo, Philip ci fa attendere un pochino, ma alla fine riusciamo a partire, percorriamo i laghi e usciti sulla terra ferma riprendiamo a camminare. Non sapendo per quanto tempo ancora avremo potuto trovare pezzi da fare a nuoto ci siamo lasciati le mute.
Arrivati al punto di non ritorno c’è stata una piccolissima “discussione” tra Giuma e Philip. Il primo dice che eravamo già arrivati il secondo dice di no, che manca ancora mezz’ora. Il problema stava nel fatto che abbiamo aspettato mezz’ora nel mentre Philip si vestisse, i timer sono partiti in tempi differenti. Procediamo ancora un pochino. Giuma decide che non vuole stancarsi eccessivamente dato che il rientro non sarebbe stato breve, e si ferma. Ci diamo un tempo massimo di 30 minuti e poi noi saremo tornati indietro.
Lasciamo anche il secondo componente della banda lungo strada. Proseguiamo, le gallerie sono immense, sin li non ci sono mai stato, nessuno di noi, tutto incredibilmente bello. Cerchiamo di rivedere nella grotta i particolari raccontati da chi prima di noi è gia stato li dentro. Dietro ogni angolo ci si presenta davanti uno spettacolo fantastico, non riusciamo a rinunciare alla progressione. Sforiamo un po’ e anziché 30 minuti avanziamo per almeno tre quarti d’ora. Poi pensando anche a Luca riprendiamo la via del rientro, a malincuore.
Recuperiamo Giuma dopo aver messo qualcosa sotto i denti, riprendiamo la via per i laghi, non perdiamo tempo nell’indossare le mute perchè non ce le siamo mai tolte, ci infiliamo in acqua e via verso i traversi. Il rientro ci sembra molto più corto dell’andata. Arriviamo quasi subito da Luca che nel mentre si è coricato tra materassino e telo termico. Gli ho anche lasciato accendino e candele nel caso avesse avuto freddo, ma non gli sono serviti.
Tolte definitivamente le mute e caricati gli zaini riprendiamo la via del rientro. Intanto il giorno stava sempre più prendendo il posto della notte. La stanchezza iniziava a farsi notare nei visi. Tranne me e forse Philip nessuno aveva mai fatto punte notturne, c’è sempre una prima volta. E posso dire che si sono comportati benissimo. Risaliamo ai traversi.
La buona volontà di Silvano lo spinge a prendere lo zaino extra e a disarmare le corde che abbiamo piazzato per arrivare sin li. Credo che abbia odiato quello zaino visto i calci che gli ha dato.
Il gruppo si divide in due tronconi. Io sto in mezzo e faccio da collegamento tra i due. Sempre il solito motivo. Non posso stare troppo tempo fermo per non subire eccessivamente l’umidità e il conseguente calo di temperatura. Passo dopo passo arriviamo all’armo del dinosauro, oramai la meta (il caldo bivacco) è alle porte. Rimaniamo concentrati ancora per qualche minuto. Il rientro da punte lunghe e specialmente notturne è momento peggiore, la stanchezza e la voglia di uscire prendono il sopravvento su tutto.
Qui inizio ad accusare sonno e fame. Arriviamo al termine dei traversi alle 7:00 del mattino, mangio pane, prosciutto, formaggio, passato di verdura che Philip ci ha preparato, un pezzo di cioccolato e….. mi tolgo scarpe e calze fradice, i pantaloni e la maglia e mi infilo il caldissimo sottotuta che mi aspettava solo solo dentro il bidone stagno. Non è abituato a stare in grotta e non essere indossato.
Stendo il materassino e mi infilo nel caldo sacco a pelo. Sono le 8:00 del mattino. Decidiamo l’orario per la sveglia, le 13:00. Ma a causa del freddo che ha assalito Giuma, sprovvisto di materassino isolante, ci siamo svegliati decisamente presto, alle 11:45.
Ritiriamo tutto e chiudiamo il sacco, lasciando per ultimo il dover infilare i piedi caldi e asciutti nelle scarpe bagnate e ghiacciate. Riprendiamo la via per il primo vento. Risaliti su, staccata la corda dalla catena usciamo dalla grotta con un caldo secco che ci ricorda che siamo a Giugno e in Sardegna.
In perfetta sincronia con Sergio (che arriva da Quartucciu) ci incontriamo all’ingresso/uscita della grotta. Scendiamo alle macchine. Collazioniamo-pranziamo e carichiamo le auto. Partiamo, direzione Oliena. Bar, birra patatine, gelato e caffè.
Pagato il conto partiamo per Cagliari col sorriso in viso, ma anche con una buona dose di stanchezza, che passa nettamente in secondo piano vista la bellissima esperienza vissuta da tutti noi. Di sicuro è uno di quei bellissimi ricordi che rimarranno per molto tempo vivi nella memoria. Nella mia di sicuro, è un enorme felicità vedere i visi contenti e soddisfatti delle persone che condividono queste belle esperienze con me.
Concludendo la piccola descrizione della punta notturna dentro Su Bentu elenco qui di seguito alcune note tecniche sulla grotta.
Per prima cosa se non si è eccessivamente freddolosi e si è accompagnati da un gruppo che si muove autonomamente il vestiario da me sperimentato è perfetto, pantaloni, maglia sintetica e felpa nel caso di soste lunghe. Il vestiario è stato sperimentato da me ma l’idea me la ha suggerita Massimiliano di Oliena che durante il nostro corso è entrato con un abbigliamento simile. Ho voluto provare e non posso che confermare che ci si muove decisamente meglio.
Materiale necessario:
primo vento: 2 anelli e plg per armo principale, un plg per armo sulla catena, corda da 25-30 metri.
Salto margherita: è presente un cordino con calza sfilata ma per l’utilizzo che se ne deva fare va benissimo anche quello
Armo del dinosauro: armato
Salto dopo la sala concrezionata: armata, ma se si vuole portare una corda per sicurezza è meglio.
Saltini lungo i traversi (discesa e successiva risalita) la discesa è armata la risalita no, portare una corda da 10 metri se si vuole proteggere il passaggio, siamo sotto terra ma ancora abbastanza alti.
Salto per i laghi, fine traversi: disarmata, serve corda per corrimano e discesa. Anello del frazionamento già presenta ma meglio non fidarsi, portare anche quel tipo di materiale. Lunghezza corda 30 metri, dovrebbero bastare. Io ho messo una corda da 40 e un pochino ne è avanzata. Le lunghezze variano in funzione di quanta corda si “sprecca” nell’allestire il corrimano.
Buona visita a tutti.
Grazie a tutti i partecipanti.
Erano presenti: Philip Graham, Silvano Zucca, Luca Masala, Gian Mario Pisano e Davide Pili.