Verso la grande frana, la vendetta!!!

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Siamo in quattro seduti in mezzo al buio, 5 birre aperte per brindare..una è per lei, per la Grande Frana sulla cui sommità siamo seduti a riprendere le energie dopo una salita fatta con la muta ancora indosso. Le nostre schiene poggiano su di una parete liscissima che continua verso l’alto perdendosi nel buio, lo specchio di faglia…non si vede la volta ne le pareti attorno, nonostante le nostre luci di profondità e l’acetilene.
Ogni tanto qualche masso reso instabile dal nostro passaggio rotola verso il basso generando una piccola frana, il rumore rimbomba tutt’attorno amplificato dall’eco… Sembra quasi che la grotta parli. Non riusciamo a comprendere l’enormità del luogo in cui ci troviamo. Ero in preda a tante riflessioni quando Andrea mi fa tornare di colpo in mezzo a loro esclamando:” ha tutto un’altro sapore ruttare con l’eco!!!!!” Mentre Sirbone preso da un innato senso di sfida tenta di produrre l’eco con le scorregge, io riscaldo un po’ di caffè sull’acetilene prima di aggiungere il mio contributo agli echi che ormai risuonavano in quell’ambiente ciclopico. Mi metto a ridere da solo…alla fine dei conti siamo sempre il solito gruppo di cazzoni. Vorrei tanto aggiararmi per qualche ora in questo ambiente, ma il freddo inizia a farsi sentire.. Andrea si traveste da caramellone, io scarburo e via verso il caos e la bottiglia di Costera che ci attende!!!!
La via del ritorno sarà lunga e faticosa…abbiamo finito purtroppo tutto il caffè.
All’ingresso dell’immenso salone una freccia indica la sommità della Grande Frana con la scritta nero fumo che dice: “Verso l’uscita probabile. GGN. Chessa.” Più una data ormai illeggibile. Un brivido d’emozione mi percorre la schiena.
Passiamo sotto un masso incastrato dove la scritta: morte sospesa (in inglese) incute un certo timore..porta d’accesso alla grande salone della G.F.
Ripercorriamo “piccoli” saloni di frana, dove puntando verso l’alto le luci di profondità, non è difficile vedere sulle volte enormi aperture buie che portano chissà dove, aggiriamo i pozzi che portano ai sifoni sotto la G.F. e siamo di nuovo sul letto del fiume…in mezzo al Sahara. La risalita dal sifone che la volta precedente ci aveva bloccato è una duna di 20 metri da risalire ovviamente facendo a gara…il resto è un susseguirsi di salite e discese di dune; fino a raggiungere la zona attiva del fiume dove io e Silvano non possiamo che gustarci le esclamazioni di meraviglia per chi non aveva mai visto quella parte di su bentu…con un passo rilassato e la facile parlantina soprattutto di Andrea che non fa che lamentarsi dell’acqua troppo bagnata, delle pietre nelle scarpe, delle concrezioni troppo concrezionate, del freddo, dei colpi che da alla roccia quando nuota, del buio ect ect. Arriviamo finalmente alla base della grande marmitta da cui poi inizieremo a nuotare verso la grande curva. Dopo parecchie bracciate e cannedde sulle roccie che spuntavano quasi a pelo d’acqua vediamo in lontananza le nostre tute e i nostri imbrachi che ci salutano da lontano desiderosi quanto noi di essere indossati il prima possibile. Poco dopo..tutti pronti zaini in spalla primo passo verso il caos….FERMIIII…. C’è silvano che è ancora in mutande:” Silva ma mentre noi ci vestivamo tu che facevi!?! Ti abbronzavi con l’acetilene??” Altri 5 minuti d’attesa e poi finalmente via verso il meritato riposo. Ci mangiamo i traversi in un attimo, all’armo delle colonne risento un po’ della punta notturna con un leggero colpo di sonno e con Andrea decidiamo di correre velocemente verso il caos lasciando Silva e Seddone dietro a disarmare.
Al loro arrivo al caos trovano già il telone steso ed i sacchi a pelo pronti per accoglierci. Poggiati gli zaini, non ci resta che stappare il costera e mangiare le polpettine della zia di Silva..durante tutto ciò il nostro caro Lamentino si aggira per il campo come mamma l’ha fatto e con solo il casco a coprire la protuberanza riproduttiva, tutto ciò ovviamente prima di travestirsi da caramellone ed infilarsi nel sacco a pelo mentre noi cercavamo di non rimettere ciò che ingurgitavamo. Finito il vino tutti a letto.
Dopo un paio d’ore di sonno decidiamo di aver patito fin troppo la scomodità del posto, smontiamo tutto e guadagniamo l’uscita.. appena fuori un gruppo di olianesi ci offrono al posto del caffèlatte un paio di bicchieri di ottimo vino.. più tardi ci offriranno un pranzo da sbuddo con ogni ben di dio e una lunghissima chiacchierata con un vecchio speleologo…lo stesso che ci ha invitato a sederci con le loro famiglie a mangiare e offerto il vino all’uscita della grotta.
Grazie a tutti.
Giovanni B. Lonis, Silvano Zucca, Enrico Seddone, Andrea Puzu.

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